Hermannus Contractus raccontato da Maria Giulia Cotini, l’autrice che, condividendone in parte i limiti del corpo, apre per noi le porte di una sensibilità diversa, dilatando la nostra possibilità di esperienza.
Hermannus Contractus. Chi è?
Hermannus (1013 – 1054), figlio del conte Wolferad di Altshausen e di sua moglie Hiltrud, sarebbe dovuto morire alla nascita, non avrebbe dovuto resistere alla prima febbre, era deforme e creduto da tutti un idiota. La difficoltà del quotidiano, dal tenere in mano una forchetta, al parlare, allo stare seduto, sarebbe stata per chiunque insostenibile, ma la tenacia spinse Ermanno a sfidare i propri limiti.
In questo romanzo ‘eroico’, è Hermannus di Reichenau in prima persona a raccontarci la straordinaria avventura della sua vita.
L’incontro
All’inizio di ogni impresa c’è sempre un incontro, quando hai incontrato Ermanno?
M.G: In prima media per caso lessi sull’antologia un brano di Cyril Martindale che narrava la vita di Ermanno (in seguito ho letto il libro e me sono servita per ricostruire la sua storia). Erano gli anni in cui facevo i conti con la disabilità, con la diversità e l’impossibilità di fare le cose che desideravo nel quotidiano e nel relazionarmi con gli altri, soprattutto i coetanei che sentivo lontani.
Le fonti
Quali fonti bibliografiche hai utilizzato per raccontare la storia di Ermanno?
M.G: Vita Hermanni, scritta dal discepolo Bertoldo, il Chronicon di Ermanno, la Regola benedettina, due libri modesti su Ermanno e manuali di storia. Ho cercato di rendere nel modo più fedele possibile il contesto storico in cui si mosse Ermanno.
Ermanno e Maria Giulia
Quanto c’è di Ermanno e quanto di Maria Giulia nel romanzo?
M.G: Di Ermanno ci sono le situazioni, io ho pensato a come avrei reagito al suo posto. Molte situazioni raccontate sono vere, vissute sulla mia pelle (padre Georg, la curiosità, le favole, Sigerico…) e le ho trasposte nella quotidianità del monastero.
Cosa posso fare per gli altri?
L’itinerario della conoscenza, dalla curiosità infantile alla disciplina adolescenziale fino alla sofferenza, sembra un cammino che sfocia in una profonda presa di coscienza espressa nella ricorrente domanda: “Cosa posso fare io per gli altri?” Pensi sia questa la vera eredità di Ermanno?
M.G: Non credo sia corretto chiamarla eredità ma esempio. Un esempio per cercare di prendere la vita con filosofia dopo aver trovato dentro di sé le potenzialità da sfruttare, vivendo giorno per giorno.
La preghiera di Ermanno
La preghiera di Ermanno al momento dell’ordinazione è bellissima, l’hai scritta tu? Condividi la posizione di Ermanno davanti a Dio?
M.G: L’ho scritta io ed è basata su un’esperienza molto personale. La mia fede non è incrollabile come quella di Ermanno ma è una fiammella che cerco di tenere accesa nella bufera.
il testo della preghiera
“Signore, quando sono nato mi hanno dato per spacciato; da bambino mi credevano demente; sarei potuto morire per un banalissimo malanno di stagione e invece sono qui. Grazie, Signore. Perdonami per tutte le volte che ho ceduto alle sofferenze del corpo e ho creduto, miserrimo, che Tu mi avessi abbandonato. Ti offro tutto me stesso, fai ciò che vuoi della mia vita, fa’ che sia degna di essere uno strumento di bene nelle Tue mani.Dolce Vergine Maria, Madre di tutti noi, dammi la forza di tenere lontana la tentazione, fa’ che possa portare sempre con onore il saio che ho scelto di indossare, e sii, ti prego, il mio conforto nella prova.”
Lo scriptorium
Rispetto a Ermanno ti senti avvantaggiata dalla tecnologia o hai nostalgia per lo scriptorium?
M.G: Non posso fare a meno della tecnologia ma essa non basta a superare il muro della disabilità. Più che lo scriptorium in sé rimpiango i tempi molto lenti perché quando scrivo vado molto piano, con un dito solo.