Blog Dalia su Interviste
Pubblicato in data giovedì, Nov 21

Intervista a Elisa Emiliani: l’autrice di “Solo Radio Wild” racconta la vita da millennial tra precarietà e creatività

Inizio del viaggio: l’ispirazione per Solo Radio Wild

La mia storia come millennial precaria mi ha ispirato nella scrittura di questo romanzo. Senza essere un romanzo autobiografico, Solo Radio Wild racconta alcune delle vicissitudini che ho sperimentato in prima persona come millennial precaria e sottopagata. Il lavoro di raccolta fondi per le onlus l’ho fatto davvero per alcuni mesi a Torino con conseguenze inaspettate sulla mia personalità, peraltro. Ad esempio, ho dovuto eliminare da un giorno all’altro la timidezza che mi avrebbe impedito in condizioni normali di approcciare estranei per strada e chiedere donazioni per una buona causa. Forse è anche questo, il doversi adattare a un “ambiente ostile”, che manda in crisi i giovani di qualunque generazione nella fase di passaggio all’età adulta. Per i millennial questo “ambiente ostile” poteva essere la crisi economica del 2008, per la generazione Z temo che il concetto assuma un significato più letterale.

Il cuore della storia: personaggi e temi

Tutti i personaggi cercano di costruire la propria identità e il proprio futuro senza lasciarsi schiacciare dalle incombenze della vita. Sonia, la protagonista, cerca di riappacificarsi con il suo essere artista. Cece, il suo coinquilino, ricerca l’amore romantico e l’accettazione da parte dei suoi genitori. Federico, l’ex fidanzato di Sonia, deve riuscire a conciliare l’essere padre con l’essere musicista. Ogni personaggio lotta per far emergere la propria voce in una sinfonia di incertezze. Trasversale rispetto a questi personaggi si muove Telma, che era la mentore di Sonia e direttrice della Scuola d’Arte e Musica Corelli in cui Sonia e Federico lavorano

Radio Wild e la “Burnout Generation”: il ruolo della trasmissione

Dopo la morte di Telma, Sonia sviluppa un’ossessione per la trasmissione “Burnout Generation” perché si convince che lo spirito della sua mentore stia comunicando con lei attraverso la radio. La voce di Telma sprona Sonia a prendere in mano la sua vita, smettere di procrastinare e superare i vecchi traumi per far vivere i suoi sogni. Nel mondo degli adulti, Telma è la figura che crede nei sogni dei giovani e li sostiene contro ogni buonsenso. “Burnout Generation” diventa per Sonia un punto di riferimento, che sente più vicino di tante persone che le stanno accanto. Nella trasmissione di Radio Wild trova delle voci che la comprendono e sostengono laddove gli amici e i genitori fanno fatica a intuire il suo mondo interiore. La voce radiofonica è la voce del mentore, una guida e un supporto che aiuta a mettere a fuoco il caos magmatico della vita.
* Burnout generation

La vita di provincia in Solo Radio Wild

Per me la provincia è sinonimo di casa, di vicinanza alle persone care e ai ricordi d’infanzia, nonché agli innumerevoli ricordi negativi e imbarazzanti dell’adolescenza. La provincia è il luogo dove reinventarsi è più difficile perché decine di persone ti conoscono da decine di anni e resti incastrato in un’identità che non necessariamente ti rispecchia ancora. La provincia è faticosa ma, almeno in Romagna, è anche comprensiva perché tutti hanno collezionato errori e dolori e qualche amico di amico sicuramente lo sa. Per me, la vita di provincia è il contrario della fuga, quindi è il luogo migliore per chi cerca sé stesso: niente di meglio che restare bloccato coi tuoi demoni per capire chi sei.

Ironia e crisi: sopravvivere al burnout

C’era un personaggio in una vecchie serie di libri per ragazzi abbastanza trash ma a suo modo formativa (gli “Animorphs”) che diceva qualcosa come: “Nella vita, a parte certe cose che sono terribili e basta, o si ride o si piange. Io ho scelto di ridere”. Forse leggere quella serie in tenera età ha avuto degli effetti importanti su di me perché questa filosofia del ridere o piangere tendo ad applicarla ancora adesso. L’ironia è un guanto di sfida nei confronti della vita, come a dire: tutto qui quello che sai fare?

Creatività e stress: superare il blocco creativo

Sinceramente non ho mai avuto blocchi che durassero più di qualche giorno. Mi è capitato di non poter scrivere per alcune settimane, a volte un paio di mesi, a causa di impegni esterni. Per me la scrittura è una pratica spirituale e so che devo portarla avanti per mantenere un equilibrio ed essere serena, perciò non ho molta scelta, questo mi rende facile decidere di mettermi al pc a lavorare. A chi avesse un serio blocco creativo ripeterei il consiglio che mi diede un coach a Bristol: mi disse che se avessi dovuto seguire una sola delle indicazioni che aveva dato durante una serie di incontri, avrei dovuto leggere “La via dell’artista” di Julia Cameron. Così ho fatto e gliene sono grata tuttora.

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